Alla scoperta del sintomo

Cosa sta dietro i sintomi?

La persona con i suoi sogni, i suoi desideri, le sue fantasie e la sua più autentica umanità…

I sintomi, in quanto tali, sono per noi non nemici, ma amici; dov’è un sintomo là è un conflitto, e conflitto significa sempre che forze vitali lottano ancora per l’integrazione e la felicità” (da Le quattro lezioni sulla Patologia della Normalità dell’Uomo Contemporaneo di E. Fromm, 1953).

Sulla soglia dell’eternità – Van Gogh, 1890.

Dal greco, il termine sintomo deriva da SYMPTOMA = coincidenza, che tiene alla radice SYMPIPTEIN (coincidere), composto da SIM per SIN = con e PIPTEIN = cadere. Esso, dunque, indica un fatto morboso che coincide con un altro fatto. Pertanto, può essere considerato un indizio, una circostanza. Il vocabolario Treccani lo riconduce, nel linguaggio medico, ad uno dei fenomeni elementari con cui si manifesta uno stato di malattia. In linea generale, il sintomo è poi definito un indizio, il segno di qualcosa che sta per manifestarsi o è già in atto. Ancora, esso è il segnale di un fatto suscettibile di rivelarsi in forma più esplicita.

Disturbi da uso/dipendenza da sostanze, disturbi d’ansia, disturbi ossessivo-compulsivi, disturbi dell’umore, disturbi dell’alimentazione, disturbi psicotici, sono alcuni esempi di configurazioni psicopatologiche costellate da una serie di sintomi caratteristici che segnalano e definiscono un quadro di funzionamento psichico e comportamentale sofferente, ammalato, a disagio. Al clinico della malattia mentale è richiesto di effettuare una diagnosi. A sua volta, il termine diagnosi deriva dal greco DIAGNOSIS, composto dalle particelle DIA = per mezzo e GNOSIS = cognizione, da COGNOSCERE = conoscere. Diagnosi significa dunque conoscere per mezzo, attraverso l’osservazione e l’analisi dei fenomeni che accompagnano una malattia.

Stanghellini e Rossi Monti, riflettendo sulla diagnosi psicodinamica, si chiedono: “conoscere attraverso” che cosa? Si tratta di conoscere un’ipotetica malattia soggiacente “attraverso” il sintomo, oppure di conoscere il senso di quelle ricorrenze sintomatologiche “attraverso” la persona che ce ne parla?” (Stanghellini & Rossi Monti, 2009, p. 89). La prospettiva fenomenologico-dinamica della psicopatologia sottolinea l’importanza del senso, del significato che per quella determinata persona hanno i segni o sintomi che manifesta all’interno del mondo relazionale in cui vive. Ciò significa che i sintomi rappresentano la punta di un iceberg che, a sua volta, costituisce un quadro, una struttura di funzionamento psichico che diventa sempre più chiara man mano che si dispiega la storia della persona che ne è portatrice. Per usare le parole degli autori, nella diagnosi psicodinamica “viene ricostruita la storia personale attraverso una narrazione che mette in un rapporto di significatività temporale i fenomeni psichici […]. Essi vengono ricondotti a uno o più punti di svolta storico-biografici, chiasmi di densità e intensità patogenetica, come lo è, per esempio, un trauma o un conflitto” (Stanghellini & Rossi Monti, 2009, p. 92).

Nancy McWilliams (1999) definisce la psicoanalisi come la scienza della soggettività, nella quale l’empatia dell’analista è lo strumento d’indagine fondamentale. Un’indagine che accoglie la soggettività del paziente intesa come matrice da cui prendono forma sintomi e disturbi. Ancora, nel definire la psichiatria psicodinamica (che è genericamente riconducibile ad un approccio alla diagnosi e alla terapia caratterizzato da un’integrazione fra le neuroscienze e la psicoanalisi), Gabbard scrive: “i sintomi e i comportamenti sono considerati solamente come il comune collettore finale di esperienze altamente personali e soggettive, che filtrano i fattori determinanti biologici e ambientali della malattia. Gli psichiatri psicodinamici attribuiscono […] un grande valore al mondo interno del paziente – fantasie, sogni, paure, speranze, impulsi, desideri, immagini di sè, percezione degli altri e reazioni psicologiche ai sintomi” (Gabbard, 2014, p. 8).

Ciò che sta dietro il sintomo è dunque la persona con la sua storia, il suo mondo interno e le relazioni che stabilisce con gli altri; è, in definitiva, la persona nella sua più autentica umanità.

Bibliografia

Stanghellini, G., Rossi Monti, M. (2009). Psicopatologia del patologico. Una prospettiva fenomenologico-dinamica. Raffaello Cortina Editore, Milano.

McWilliams, N. (1999). Il caso clinico. Dal colloquio alla diagnosi. Raffaello Cortina Editore, Milano.

Gabbard, G. O. (2014). Psichiatria psicodinamica. Quinta edizione basata sul DSM-5. Raffaello Cortina Editore, Milano.