Il viaggio dell’eroe e la trasformazione di sè

La psicoterapia può essere paragonata al viaggio di un eroe che, dopo diverse sfide, raggiunge finalmente il suo obiettivo

‘… alla fine sono arrivata a credere in una ricerca che io chiamo:
«la fisica dell’anima».
Una forza della natura governata da leggi reali quanto la legge di gravità.
La regola di questo principio funziona più o meno così:
se sei disposto a lasciarti dietro tutto ciò che è familiare e confortevole,
e che può essere qualunque cosa,
dalla tua casa a vecchi rancori
e partire per un viaggio alla ricerca della verità,
sia esterna che interna,
se sei veramente intenzionata a considerare tutto quello che ti capita in questo viaggio come un indizio,
se accetti tutti quelli che incontri strada facendo come insegnanti,
e se sei preparata soprattutto ad affrontare e a perdonare alcune realtà di te stessa veramente scomode,
allora la verità non ti sarà preclusa’.

Tratto dal film “Mangia prega e ama” di Ryan Murphy, 2010.

Il viandante sul mare di nebbia – Friedrich, 1818

Nelle società antiche il mito e la mitogenesi erano strumenti cognitivi utili a spiegare i fenomeni della realtà naturale e i processi dello sviluppo umano. L’individuo avrebbe iniziato a mitizzare a partire dall’esigenza di stabilire connessioni logiche fra elementi ed eventi del mondo, fornendone, per analogia, spiegazioni e interpretazioni (Demetrio, 1998) e soddisfacendo la naturale esigenza dell’essere umano di autocomprendersi e di autodescriversi. La mitologia implica […] trasformazioni e trasfigurazioni; viaggi nei regni dell’oltretomba, metamorfosi, irruzioni improvvise del divino nell’umano. E’ racconto di una storia “vera” per il suo alto valore di esemplarità e simbolicità, è storia originaria che diviene strumento di conoscenza, anche se non razionale, delle energie nascoste della realtà e degli imprevedibili margini di vita che, assieme al razionale, regolano misteriosamente le forze del mondo» (Iori, 1991, p.22).

Il mito del viaggio dell’eroe è un esempio universale di rappresentazione metaforica di un percorso di sviluppo finalizzato alla piena realizzazione di sé: «consideriamo […] il problema di un individuo che sta crescendo – afferma il noto mitologo Campbell – un siux delle pianure nordamericane nel XVIII secolo, un congolese delle antiche giungle africane o un cittadino contemporaneo di questo ambiente selvaggio, meccanicamente costruito, nel quale noi, popolo moderno, ci troviamo oggi. Tutti noi seguiamo un percorso molto simile in termini di sviluppo psicologico dalla culla alla tomba (Campbell, 2004, p. 23-24).

Fasi di passaggio e di crescita (cambiamenti lavorativi, trasferimenti, la scelta di un percorso di studi), così come eventi dolorosi (lutti, malattie, fallimenti, separazioni) ci pongono dinanzi alla necessità di adattarci a nuove conformazioni di vita, a nuove abitudini, a nuovi riferimenti e nuovi modi di spiegare la realtà che ci circonda. Questi cambiamenti ci rendono protagonisti di innumerevoli sfide, esattamente come nella mitologia gli eroi attraversano lunghi viaggi per conquistare un tesoro dopo il superamento di una serie di prove. «Il viaggio come prova è una esperienza trasformativa in quanto separa l’individuo dal suo contesto abituale, e sottoponendolo a prove e fatiche […], l’identità del viaggiatore viene ridotta ai suoi elementi essenziali, consentendogli di scoprire quali essi siano» (Demetrio, 1998, p. 133).

Il viaggiatore viene dunque assimilato ad un eroe come immagine dinamica di profonda trasformazione interiore. Metaforicamente, ciascuno di noi può essere considerato un eroe chiamato a superare innumerevoli prove durante il corso della propria vita. Già a partire dalla più tenera età, siamo infatti sottoposti ad eventi di vita che possono richiedere molte energie per essere affrontati. La psicoterapia consente di esplorare e accedere al nostro bagaglio di risorse interiori, di imparare conoscerci e a ri-conoscerci nelle diverse situazioni di vita e di stabilire un migliore rapporto con se stessi.

Bibliografia

Campbell, J. (2004). Percorsi di felicità, Milano, Raffaello Cortina Editore.

Demetrio, D. (1998). L’educazione nella vita adulta. Per una teoria fenomenologica dei vissuti e delle origini. Roma, Carocci Editore.

Iori, V. (1991). Il mito: evento educativo originario, in AA.VV. Pedagogia al passato prossimo, Firenze, La Nuova Italia, p. 22.

La costruzione di sè attraverso la crisi

La sofferenza mentale si manifesta spesso attraverso una crisi che può essere “letta” come una tentativo di trasformazione e costruzione di sè

– Secondo te in questo bozzolo che cosa c’è? – Non lo so, è una farfalla? – No. Qualcosa di più bello. È un bozzolo di falena. Un’ironia… tutti guardano le farfalle ma sono le falene a filare la seta. Sono più forti, più veloci. – È bellissimo, ma… – Vedi questo forellino? Questa falena presto emergerà. Ora è dentro che lotta, che si scava la via attraverso la corteccia del bozzolo. Adesso la potrei aiutare, con il coltello. Potrei allargare il foro e la falena sarebbe libera, ma troppo debole per poter sopravvivere. In natura si lotta per diventare forti.
Tratto dalla serie TV «Lost» di J.J. Abrams, D. Lindelof e J. Lieber, 2004-2010.


Fiori, insetti e rettili – Otto Marseus van Schrieck, 1673

Il termine crisi deriva dal verbo greco krino che significa scelta/decisione[1]. Canova (2013) ricorda che nella tragedia la crisi faceva riferimento ad un momento di svolta lungo la trama, segnandone il cambiamento; ancora, nella medicina ippocratica, la crisi fa riferimento ad un cambiamento, in positivo (guarigione) o in negativo (decesso), che avviene nel corso di un processo patologico.  Parad e Parad definiscono la crisi come uno “stravolgimento di una condizione stazionaria, un momento di svolta che conduce ad un miglioramento o ad un peggioramento, una rottura (o breakdown) nel funzionamento abituale di una persona o di una famiglia” (Parad & Parad, 1990, pp. 3-4). Racamier e Taccani, infine, individuano nella crisi un “processo specifico e globale di cambiamento consecutivo ad una rottura di un equilibrio anteriore e con un risultato più o meno aleatorio” (Racamier & Taccani, 2010, p. 13). In generale, si tratta dunque di un evento processuale che implica un inizio, uno svolgimento e un termine, e che segna un passaggio da un assetto organizzativo ad un altro. Da un punto di vista psicoanalitico, evidentemente, il passaggio è segnato da una pre-esistente organizzazione difensiva a nuovi meccanismi. In tutti i casi, la crisi può essere definita come il momento culminante di un processo che segnala e dunque attiva un tentativo di comunicazione dell’emergenza di un cambiamento nel funzionamento di un sistema (interno ed esterno al soggetto).

Nell’ambito della psicologia moderna, uno dei primi autori che ha connesso il concetto di crisi al processo di sviluppo del sè è Erik Erikson (2008), che individua nell’espressione “Identità dell’Ego” un fenomeno psico-sociale radicato nei processi intrapsichici dell’individuo e che è influenzato, al contempo, dal contesto socio-culturale di riferimento. In “Gioventù e crisi d’identità” (2008, p.109), l’autore ricorre al “principio epigenetico” per spiegare lo sviluppo dell’identità individuale. Secondo questo principio, qualunque organismo cresce a partire da un piano di base le cui componenti si sviluppano seguendo un percorso evolutivo – segnato da tappe specifiche – che ha come fine ultimo l’integrazione delle parti in un insieme funzionante. E’ così che ogni momento di passaggio da uno stadio all’altro dello sviluppo coinvolge, direttamente o indirettamente, tutti gli attori del contesto sociale. Poiché ciascuna tappa di sviluppo, inoltre, rappresenta un radicale cambiamento di prospettiva, essa implica l’emergenza di un momento di “crisi”, inteso non nella sua accezione estrema di “catastrofe”, bensì come periodo di svolta, di cambiamento, di trasformazione. Normalmente, qualunque passaggio da una condizione conosciuta ad una ancora ignota predispone l’individuo ad una condizione di vulnerabilità. Tale vulnerabilità sarà accompagnata però, come afferma l’autore, da una potenzialità “istintiva” che fornisce alla persona l’energia per esplorare le sue stesse capacità e che sarà rafforzata, in un ambiente sufficientemente sano, dalla sensibilità delle risposte ricevute.

E’ possibile, in psicoterapia, accogliere un momento di crisi inteso come momento o fase di vita in cui emergono delle esigenze di cambiamento che possono essere espresse anche attraverso disturbi o sintomi. La sofferenza del sistema mentale và dunque accolta, decodificata e ri-significata attraverso un processo di trasformazione di sè e delle relazioni con gli altri. Nella stanza di terapia, il professionista della salute mentale lavorerà insieme al paziente per “leggere” la manifestazione del suo dolore, anche attraverso un’analisi delle dinamiche relazionali con il sistema familiare, lavorativo e sociale. Qualunque forma di sofferenza mentale, infatti, può essere ricondotta alla storia personale e relazionale, caratterizzata evidentemente da difficoltà nel processo di individuazione e soggettivazione, e che si traduce in dinamiche interpersonali disfunzionali.


Bibliografia

[1] http://www.garzantilinguistica.it/ricerca/?q=crisi

Canova, R. (2013). L’esordio psicotico come crisi di un sistema, in L’esordio psicotico. Approcci clinici a confronto, AA.VV. (a cura di) Carnevali, R., Tagliaferri, N., ArpaNet editore, Milano.

Erikson, E. (2008). Identity Youth and Crisis, New York, W.W. Norton & Company, 1968. Tr.it. Gioventù e Crisi d’identità, Roma, Armando Editore, p. 109.

Parad, H.J., Parad, L.G. Crisis Intervention, Book 2: The Practitioner’s Sourcebook for Brief Therapy. Milwaukee, WI, Family Service America, 1990, pp. 3-4. “[…] upset in a steady state, a turning point leading to better or worse, a disruption or breakdown in a person’s or family’s normal or usual pattern of functioning” (traduzione mia).

Racamier, P.-C. ,Taccani S. (2010). La crisi necessaria. Il lavoro incerto. Franco Angeli, Milano, p. 13.