‘… alla fine sono arrivata a credere in una ricerca che io chiamo:
«la fisica dell’anima».
Una forza della natura governata da leggi reali quanto la legge di gravità.
La regola di questo principio funziona più o meno così:
se sei disposto a lasciarti dietro tutto ciò che è familiare e confortevole,
e che può essere qualunque cosa,
dalla tua casa a vecchi rancori
e partire per un viaggio alla ricerca della verità,
sia esterna che interna,
se sei veramente intenzionata a considerare tutto quello che ti capita in questo viaggio come un indizio,
se accetti tutti quelli che incontri strada facendo come insegnanti,
e se sei preparata soprattutto ad affrontare e a perdonare alcune realtà di te stessa veramente scomode,
allora la verità non ti sarà preclusa’.
Tratto dal film “Mangia prega e ama” di Ryan Murphy, 2010.

Nelle società antiche il mito e la mitogenesi erano strumenti cognitivi utili a spiegare i fenomeni della realtà naturale e i processi dello sviluppo umano. L’individuo avrebbe iniziato a mitizzare a partire dall’esigenza di stabilire connessioni logiche fra elementi ed eventi del mondo, fornendone, per analogia, spiegazioni e interpretazioni (Demetrio, 1998) e soddisfacendo la naturale esigenza dell’essere umano di autocomprendersi e di autodescriversi. La mitologia implica […] trasformazioni e trasfigurazioni; viaggi nei regni dell’oltretomba, metamorfosi, irruzioni improvvise del divino nell’umano. E’ racconto di una storia “vera” per il suo alto valore di esemplarità e simbolicità, è storia originaria che diviene strumento di conoscenza, anche se non razionale, delle energie nascoste della realtà e degli imprevedibili margini di vita che, assieme al razionale, regolano misteriosamente le forze del mondo» (Iori, 1991, p.22).
Il mito del viaggio dell’eroe è un esempio universale di rappresentazione metaforica di un percorso di sviluppo finalizzato alla piena realizzazione di sé: «consideriamo […] il problema di un individuo che sta crescendo – afferma il noto mitologo Campbell – un siux delle pianure nordamericane nel XVIII secolo, un congolese delle antiche giungle africane o un cittadino contemporaneo di questo ambiente selvaggio, meccanicamente costruito, nel quale noi, popolo moderno, ci troviamo oggi. Tutti noi seguiamo un percorso molto simile in termini di sviluppo psicologico dalla culla alla tomba (Campbell, 2004, p. 23-24).
Fasi di passaggio e di crescita (cambiamenti lavorativi, trasferimenti, la scelta di un percorso di studi), così come eventi dolorosi (lutti, malattie, fallimenti, separazioni) ci pongono dinanzi alla necessità di adattarci a nuove conformazioni di vita, a nuove abitudini, a nuovi riferimenti e nuovi modi di spiegare la realtà che ci circonda. Questi cambiamenti ci rendono protagonisti di innumerevoli sfide, esattamente come nella mitologia gli eroi attraversano lunghi viaggi per conquistare un tesoro dopo il superamento di una serie di prove. «Il viaggio come prova è una esperienza trasformativa in quanto separa l’individuo dal suo contesto abituale, e sottoponendolo a prove e fatiche […], l’identità del viaggiatore viene ridotta ai suoi elementi essenziali, consentendogli di scoprire quali essi siano» (Demetrio, 1998, p. 133).
Il viaggiatore viene dunque assimilato ad un eroe come immagine dinamica di profonda trasformazione interiore. Metaforicamente, ciascuno di noi può essere considerato un eroe chiamato a superare innumerevoli prove durante il corso della propria vita. Già a partire dalla più tenera età, siamo infatti sottoposti ad eventi di vita che possono richiedere molte energie per essere affrontati. La psicoterapia consente di esplorare e accedere al nostro bagaglio di risorse interiori, di imparare conoscerci e a ri-conoscerci nelle diverse situazioni di vita e di stabilire un migliore rapporto con se stessi.
Bibliografia
Campbell, J. (2004). Percorsi di felicità, Milano, Raffaello Cortina Editore.
Demetrio, D. (1998). L’educazione nella vita adulta. Per una teoria fenomenologica dei vissuti e delle origini. Roma, Carocci Editore.
Iori, V. (1991). Il mito: evento educativo originario, in AA.VV. Pedagogia al passato prossimo, Firenze, La Nuova Italia, p. 22.